Io non ci sono più
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”Nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso: se viviamo, viviamo per il Signore; ma se moriamo, moriamo per il Signore. Allora sia nella vita che nella morte apparteniamo al Signore”
Erano le prime ore dell’Anno Nuovo 2014. Parlavo con un frate e ho notato che sotto il scapolare aveva la croce di metallo. Ho chiesto se ognuno nel suo ordine lo portava uguale. Ha risposto di sì. ”Prima nel noviziato era di legno. Allora c’ero io sulla croce.” Ho sussurrato: ” Adesso siete in due. Cristo e Tu.” Ha risposto: ”No, io non ci sono più. È Lui. Tutto che vedete non sono io. È Gesù.”
Fino ad oggi non so come era l’espressione sulla mia faccia, quando avevo sentito queste parole, ma hanno lasciato un segno profondo in me e nel mio cuore. Posso dire che lo lasciano ancora. E proprio così spontaneo che mi ritornano in mente le parole di San Paolo: ”Non vivo più io, ma in me vive Cristo.” Ma se ci penso, è difficile permettere che tutto ciò che è mio – i sogni, i desideri, i progetti, il mio proprio amore, le debolezze, il timore e tutta la mia costruzione, e proprio io per me stessa – muoia. Proprio così non lo potrei fare. E so che ogni tanto preferisco rimanere in ciò che a volte sia mia debolezza, un peccato, in ciò che mi costringe invece di permettere Dio di agire in me. Che permettere Dio di liberarmi da me stessa. Vergogna ad ammettere, ma a volte preferisco vivere nel mio fango che già conosco molto bene e a cui mi sono abituata, invece del progetto che il Signore ha per me.
L’uomo è così ridicolo che invece di sorgere nel profondo insieme a Cristo, permette di essere strangolato e distrutto dalla paura. Perché non so che cosa per me nei Suoi progetti ha pensato Cristo. Non so che cosa mi toglie. E non so se in quel momento, in cui comincia togliermi diverse cose, se per caso non farà troppo male. Per fortuna per me e per ognuno di noi, Dio nei nostri confronti non si arrende e sta nella porta del nostro cuore, e bussa. Bussa fino a ottenere un effetto. E ogni tanto perfino quando vede che tra un istante si affogassimo nel proprio fango della vita, entra nella nostra vita già senza una domanda e ci fa rialzare. Prende ciò che ci distrugge. E ci si aprono gli occhi. Permettiamo di essere guidati da Lui.
Con ammirazione non nascosta guardo tutti coloro di cui la vita si cambia totalmente. Loro hanno restituito tutto a Dio. Sicuramente gli è costato tanto, ma loro sanno cosa e piuttosto Chi è il più importante nella vita. Loro sanno che la loro vita, a dire vero, non apparteneva mai a loro. Sanno che tutto ciò, che hanno pure oggi, non è loro. Sanno che sono i pellegrini, che le loro case non sono qui. Penso che hanno già la consapevolezza, se anche Dio gli prende qualche cosa, eppure ha destinato per loro qualcosa molto meglio e più bello.
Mi fermo e sento nelle orecchie queste parole: ”Io non ci sono più.” Bene che Dio mi fa incontrare sulla mia strada le persone così, perché qualche modo mi spinga alla preghiera e al mettersi davanti al Signore e chiedere di aprire me stessa per Lui. Che distrugga tutto ciò che è in me, ma che Lui non vuole per me. Che mi guidi secondo la Sua volontà e mi insegni di avere fiducia, che tutto ciò che ha per me è in realtà il migliore e il più bello. E Lo chiedo che non viva solo io, ma Lui in me. Io so, io credo che Lui può farlo in me. Guardo questa gente, di cui la vita era trasformata da Dio, dove vive già Solo Lui e non vedo la tristezza sulle loro faccie, ma la gioia e la pace.
Non vivono più loro, ma dentro di loro Cristo. E so che anch’io voglio così! E Tu?