Regoliamo i conti
Un bambino prende tutto che capita. Ma innanzi tutto: un bambino prende. E per questo è diverso dall’adulto, perché l’adulto compra. Il bambino non compra, dice semplicemente: “dammi!” – e bisogna darglielo. E se non ci fosse così, prende da solo. Quando ero bambina ogni tanto facevo vergognare la mamma nei momenti in cui semplicemente prendevo qualcosa dal ripiano. La mamma, tutta arrossita, chiedeva scusa per me, cioè per il mio modo di prendere per esempio chewing gum. Ero proprio così, come un piccolo pregiudicato. Ero allora bastanza piccola e dovevo ancora imparare che non è sempre come a casa – che prendo dal ripiano e posso giocare. Allora ancora non capivo che l’adulto deve prima comprare qualcosa per dopo farmi prenderlo.
E proprio così un mondo degli adulti. Se voglio qualcosa, devo comprarlo. Per comprare, devo guadagnare. Se non guadagno, devo prendere in prestito. Se prendo in prestito, devo dare indietro. L’adulto calcola sempre e con tanti modi. E il bambino no, il bambino dice: dammi! Il papà anche se dovrebbe farsi saltare le cervella – deve dare. Il padre ha un problema, il bambino non ce l’ha, il bambino vuole ottenere.
E questo è proprio uno degli atteggiamenti più importanti nella fede. La fede consiste in ciò che l’uomo sa prendere da Dio e che in genere la fede comprende da parte del dono. Purtroppo è il nostro grande problema, allora in continuazione proviamo di comprare qualcosa nella fede. E così facciamo le trattative con Dio: io per Te nove primi venerdì del mese e in cambio Tu per me la morte felice. Io per Te tutti i giorni la messa per un mese e Tu per me un lavoro. Io darò 20 zl per l’offerta e Tu farai che superò l’esame di maturità. Io per Te questo e Tu per me quello. È un po’ come una devozione “di calcolo”. Un buon esempio viene costituito dalle usanze dal sud d’Italia, dove la gente prega per la pioggia e se non ci fosse così, mettono fuori, per esempio sul campo, una statua del santo a cui pregano. Ma che sta fuori e che il sole gli scalda la testa. Se non sa sbrigare ciò che ci vuole, che soffra insieme a noi. E poi ancora gli uccelli che lo sporcano, se l’ è meritato.
Il problema è che costituiamo la nostra fede sul fondamento misero, non giusto, e lo chiamiamo un merito. Un merito, cioè: meriterai – riceverai. Non meriterai – non riceverai. Oppure completamente ci dimentichiamo o travisiamo la quintessenza della parola: la grazia. Facciamo assolutamente tutto per avere i conti fatti con il Signore, per non dover essere – addirittura – grati di qualcosa!
Con il Signore non si fa affari. Ci comportiamo così che proviamo trattare per ottenere ancora qualcosa. Ma non è così. Il Creatore ci dà qualcosa. E questo dono non dovrebbe spingerci in superbia: me lo sono meritato perché pregavo tanto, perché sono migliore dagli altri. Non è vero. Non te ne sei meritato! Il dono Divino dovrebbe cambiarci. Dovrebbe fare che noi – quando ci arriva il dono, ci sentiamo grati e proviamo rispondere con l’amore per l’amore provato. Rispondere non significa – meritarsi, pagare, ricompensare. Il Signore è sempre primo nel dare, non ci si riesce superarlo e “ricompensare” come si deve, e meglio anche non provarci. Dovremmo però avere la coscienza di essere donati e non avere paura di avere debiti versi il Signore. Quel debito non ricompenseremo mai, ma possiamo rispondere al Signore: Lui mi dà tutto, io provo a dargli tutto.
Questo è proprio l’atteggiamento della fanciullezza, che l’uomo davanti al Signore è… disinteressato. Nella famiglia normale bisogna essere disinteressato. Non si emette la fattura ai genitori perché sei andato a buttare via la spazzatura. Purtroppo alcuni genitori portano i figli sulla strada sbagliata e gli pagano per aver fatto qualcosa a casa. È proprio la depravazione. Non ha niente in comune con l’insegnare “come guadagnare” nella vita. Nella famiglia non possiamo nominare e calcolare tutto che era fatto. E la stessa cosa con il Signore, che è nostro Padre e noi Suoi figli. Siamo la famiglia. Io faccio qualcosa per il Signore, perché Lo amo e ci tengo tanto. Pregherò perché voglio farlo e non per ricevere qualcosa. Vado durante la settimana a Messa, perché sento la mancanza e non perché ho sessanta intenzioni e cento faccende da sbrigare. Il Signore non è un ufficio, è mio Padre – mia famiglia. E come nelle nostre famiglie – non devessimo gareggiare: io ti ho dato la vita, ti compravo i vestiti, ti ho dato l’educazione, adesso paga. Nella famiglia normale non è così (anche se alcuni cominciano funzionare così). Il genitore dà a suo bambino, perché è proprio suo bambino. Semplicemente! Aiuto la mia mamma con la spesa perché è la mia mamma.
C’è ancora un’altra questione, di cui bisogna parlare. Della gratitudine. Oggi il mondo è governato dall’economia. Però non possiamo guardare tutto con gli occhi di questo mondo, ma con gli occhi del bambino di Dio. Bisogna ringraziare i genitori perché lavorano e ci aiutano nella vita. Perché compravano dei libri per la scuola, nuovi vestiti, gioccatoli – quanto potevano. Così bisognava fare, perché il genitore deve prendere cura del bambino. Però ciò non significa che rimaneremo seduti sui cuscini aspettando che i genitori ci portino dei doni sotto i piedi. Bisogna ringraziare di questa bontà. E per farlo prima bisogna accorgersi. Ci accorgiamo che il Signore in continuazione ci dona qualcosa? Se Gli siamo grati? No. Oggi la gente non è grata. Ringraziamo ancora troppo poco il Signore. Spesso rimaniamo ciechi ai Suoi doni e riteniamo che non riceviamo niente. È vero che ogni tanto ritieni così? Che c’era almeno un giorno quando avevi detto – non ho ricevuto niente dal Signore! Allora bisogna cominciare ringraziare. Inginocchiarsi e ringraziare: dei genitori, dei propri figli, per la vita, per il dono della fede. Con il tempo cominci accorgersi degli altri doni che ricevi e può darsi che oggi non li vedi. Sarai sorpreso quante cose succedono intorno a te.
Il Signore è mio e tuo Padre. Quando hai un problema – presentarglielo. Non sempre riceverai ciò che chiedi. Come un padre sulla terra non compra tutto al bambino, perché gli potrebbe far male oppure non è giusto, così anche Tu non sempre riceverai esattamente ciò che chiedi. Ma riceverai sempre ciò di cui hai davvero bisogno. Sii il bambino del Signore – amaLo e fai ciò che bisogna fare. Ma ricordati – dall’amore. E se perfino con quest’amore non è come dovrebbe, non fa niente. Ama come sai amare, perfino se non lo sai farequasi per niente. Dargli tutto ciò che puoi, anche se non hai quasi niente. Al Signore bastano pienamente le Tue briciole.